Siamo l’Assemblea Proletaria, voce collettiva di fasce proletarie su cui la crisi affonda i denti. Siamo operai, precari, sottoccupati, disoccupati e cassaintegrati.
Nostro prioritario obiettivo è raccordare, collegare, unire, in un percorso comune, i rivoli delle molte lotte che su questo territorio si esprimono convinti che, solo sfociando in un unico fiume come affluenti rigogliosi e copiosi, questa grande energia di lotta dei lavoratori potrà non essere dispersa e risultare vincente ai fini dei propri interessi come operai e come proletari tutti: per questo cerchiamo, chiamiamo e fortemente vogliamo il confronto e l’organizzazione con tutti i lavoratori schiacciati
dalla crisi e in lotta per difendersi.
Partecipiamo a questo corteo affermando con forza il nostro no contro la guerra; ma non ci appartengono le insulse parole pacifiste. Il nostro no alla guerra ha indicazioni di classe contro la guerra imperialista
Imperialismo vuol dire accresciuta competizione internazionale, acuite guerre commerciali, controllo delle sorgenti di materie prime e delle loro vie di trasporto, esportazione di capitali che entrano inevitabilmente in conflitto, fino all’esplodere di guerre prima locali, poi, se necessitano le condizioni, mondiali. È quello che da decenni accade in Medio Oriente, Afganistan, Pakistan, ed è quello che ora accade nella zona del Maghreb. Le bombe dei litigiosi alleati (Usa, Francia, Gran Bretagna, Italia, Lega Araba) servono a garantire loro nuove aree di influenza, oltre che difendere gli interessi esistenti. Questa cruda verità non potrà essere coperta dalla solita solfa di intervento umanitario a cui tantissimi di quelli che sono contro la guerra credono, vogliono credere, o, in malafede, vogliono far credere.
Crisi e guerre hanno necessità di consenso e pacificazione sociale e l’ondata repressiva di questi giorni mostra che non sono e non saranno tollerati dissenso e antagonismi.
Denunciamo gli attacchi repressivi che mirano ad azzittire e neutralizzare le voci della critica che vengono messe in azione contro il sistema di sfruttamento. Chi denuncia, chi protesta, viene fermato, arrestato e messo in galera, gli operai che lottano contro la crisi, in difesa delle proprie condizioni di lavoro e di vita e in difesa dei propri spazi di agibilità politica e di lotta, vengono licenziati, spazi di controinformazione e di autorganizzazione vengono chiusi e sigillati….
Gesti individuali o simbolici, parate più o meno festose sono azioni sterili e inefficaci, in quanto non colpiscono i gangli del sistema capitalistico.
L’unica risposta efficace è nella lotta di classe: solo il blocco della produzione con gli scioperi e il rifiuto proletario di accettare sacrifici in nome dell’economia nazionale potranno fermare i meccanismi del conflitto: né un uomo, né un soldo per la guerra borghese e imperialista.
ASSEMBLEA PROLETARIA