Riceviamo e pubblichiamo un comunicato degli operai della Terim di Baggiovara
Gli operai della Terim ancora una volta sono stati protagonisti, nella pratica, di una lotta accanita contro i tentativi del padrone di espellere dietro false motivazioni di carattere economico, dopo tre anni di cassa integrazione a zero ore, 40 operai, (guarda caso) tra i più attivi a livello politico\sindacale e quelli con ridotte capacità lavorative, acquisite nel corso degli anni all’interno della galera industriale di patron Montorsi.
Nella serata di mercoledì 20 aprile le organizzazioni sindacali hanno firmato l’accordo che mette fine alla lotta degli operai Terim. Certamente un accordo pieno di compromessi, che indubbiamente risolvono solo per un dato periodo i problemi inerenti alla conservazione del posto di lavoro. Intanto i chiacchieroni, i sapientoni, gli esperti delle lotte (degli altri), chi vede o vuole vedere solo”il bicchiere mezzo vuoto”, deve registrare e prendere atto che : decade ogni licenziamento coatto, la mobilità è assolutamente volontaria e incentivata e se il piano industriale sarà portato a compimento ci saranno le condizioni effettive per il reintegro al lavoro di chi non intende avvalersi della suddetta mobilità. Questo non è finto ottimismo ma lo stato delle cose ad oggi, questi sono gli accordi. Alla Terim di Modena, sono stati imposti dalla forza degli operai. La serrata aziendale imposta dai picchetti ha colpito duramente il padrone, che pur resistendo con tutti i mezzi, alla fine ha dovuto cedere. E’ vero…, gli operai non conquistano tutto, ma la cosa importante è come lo hanno conquistato: con una lotta determinata e decisa ,ad oltranza per 12 giorni!! Il blocco totale delle attività produttive, amministrative e di magazzino dello stabilimento principale di Modena, giorno e notte, ha determinato la chiusura con messa in libertà del personale, dell’altro stabilimento di Rubiera, per un totale di quasi 400 dipendenti inattivi, di cui una parte non certo maggioritaria numericamente, si è schierata in modo attivo dalla parte del padrone. E’ bene ricordare che questa parte attiva, composta essenzialmente da quadri, impiegati e capetti,nei giorni scorsi dopo vani tentativi maldestri di sfondare i picchetti, è andata prima in questura per denunciare gli operai del picchetto, dopo in prefettura per richiedere lo sgombero di questo “sparuto gruppo di facinorosi che impediva alla stragrande maggioranza di lavorare”. Il “trionfo” della democrazia borghese!!Ma neanche questo è riuscito a piegarci, neanche il mancato pagamento del salario di marzo con conseguente fame a tutti i livelli, neanche le assemblee di propaganda contro “quei 40”, tenute dal padrone nei due stabilimenti, mentre i suoi rappresentanti, nello stesso istante erano in Confindustria a trattare con l’RSU e la burocrazia sindacale. Questo è un vero “tributo” ai “comportamenti antisindacali”, se tanto mi da tanto…da oggi l’RSU avrà diritto di invadere il Consiglio di Amministrazione aziendale, per esprimere il proprio parere. Ed infine neanche la squallida (dis)informazione dei media locali che inizialmente hanno tenuto all’oscuro la vicenda , dopo con il rilascio di informazioni annacquate e buoniste, hanno tentato di far apparire la maggioranza dei dipendenti, in ostaggio di un “gruppetto ostinato e ribelle che non vuole sentire ragioni”, ” sostenuto e alimentato dai “centri sociali”. Solo onore ai centri sociali, a tutti i compagni, a tutte le realtà “antagoniste” politico\sindacali, locali e non, alla stragrande maggioranza di delegati aziendali, operai e lavoratori comuni, che si sono spesi con la loro presenza anche in termini economici, a sostegno di questa lotta!!!. Ci sono voluti 12 giorni per fare abbassare la cresta al padrone. Alla fine lo stesso si è giocato l’unica carta possibile per mettere fine al danno economico e politico che stava subendo: la burocrazia Fiom. Fin dall’inizio, con grandi mal di pancia, è stata costretta a schierarsi dalla reazione determinata degli operai, fino alla fine ha provato non solo a smobilitare, ma anche ad isolare la forza operaia sul campo. Un esempio reale , oggettivo, su tutti : durante l’ultimo direttivo Fiom, nel pieno della lotta, la dirigenza “capeggiata” dal segretario provinciale Giordano Fiorani, ha rifiutato e bocciato un ordine del giorno che proponeva almeno un’ora di sciopero a livello provinciale a sostegno della vertenza Terim. Fiorani come Landini : <eventualmente, nella peggiore delle ipotesi faremo ricorso legale> dicono loro, di estendere la lotta manco a parlarne. Troppo pericoloso per lui e quelli come lui approvare iniziative di lotta che rischiano di escluderli dall’agognato “tavolo delle trattative”, il banchetto padronale dove schiavisti e mediatori di manodopera dell’era moderna, si scambiano a vicenda privilegi, favori, riconoscenza e legittimazione reciproca in virtù del mantenimento dello stato di cose : lo sfruttamento di classe. Ma comunque nonostante il boicottaggio anche da soli un bel danno lo abbiamo fatto. Alla fine anche patron Montorsi ha capito che non poteva fare a meno della “recalcitrante” Fiom. La Fiom stessa che pochi giorni prima era stata lasciata al tavolo da sola, dopo l’abbandono della trattativa da parte dell’azienda, ora necessariamente diventa l’interlocutore essenziale e necessario perché essa e solo essa è in grado di manipolare la forza degli operai ormai diventata potente e incontenibile. Per arrivare a questo scontro sono serviti tre anni di dispersione tra colleghi, rinunce economiche, esclusione sociale, e in ultimo la procedura di mobilità coatta. Per smobilitare una lotta simile,con queste profonde ragioni, ci volevano i dirigenti Fiom, visto che Fim e Uilm contano come il due di picche. Cedere a tutte le richieste degli operai sarebbe disonorevole per Montorsi e Confindustria, sarebbe un esempio, un pericoloso esempio per altre migliaia di operai e lavoratori della provincia e non,con gli ammortizzatori sociali agli sgoccioli. Sarebbe la fine di un’epoca fatta di accordi a perdere, si aprirebbe la strada a nuove lotte, coraggiose e capaci di resistere alle scelte dei padroni. Montorsi avrà pensato <faccio vincere la Fiom ma tolgo agli operai la possibilità di cantare vittoria>.Ma questa operazione gli costerà, se non cede alle richieste principali, la lotta continua senza tregua, si tornerebbe daccapo, ma con un problema in più, non potrà più utilizzare la burocrazia Fiom per tenere a bada gli operai. Naturalmente anche la burocrazia è cosciente del fatto che qui si gioca una fetta di credibilità comunque già minata da tempo,non può ignorare o peggio raggirare una lotta cosi radicale. Certo l’accordo raggiunto poteva essere più favorevole, ma sappiamo bene che chi oggi tratta per conto degli operai è più predisposto ad ascoltare i problemi del padrone, piuttosto che usare fino in fondo la forza messa in campo. Alla grande mobilitazione operaia non è corrisposta un organizzazione adeguata. Le stesse RSU (a parte un paio di componenti) sono state incapaci di esprimere le vere posizioni degli operai in lotta, sono schierate sempre su posizioni “morbide” e concertative, contrastano e condannano le posizioni dei più combattivi nelle assemblee, con il silenzio\assenso hanno avvallato in passato la repressione aziendale nei confronti degli stessi compagni di organizzazione. A parte questi pessimi elementi,c’è la sinistra Fiom che pur avendo strumenti di critica maggiori, pur essendo costantemente presente nella lotta, e fornendo un supporto logistico non indifferente, non è riuscita a contrastare gli arretramenti della propria organizzazione, pur essendone interni anche con incarichi di rilievo,ma in minoranza. L’accordo raggiunto ci è costato tanti sacrifici economici e personali, e a parte tutte le “realtà” che hanno portato la loro solidarietà, abbiamo dovuto lottare come si può vedere anche contro tanti altri “nemici”, sindacalisti venduti e in malafede assoluta, istituzioni, giornali e televisioni. Tutti questi adesso salutano con orgoglio ed entusiasmo il raggiungimento dell’accordo. Ipocriti !! Avrebbero preferito in realtà vederci sconfitti e umiliati, magari per starnazzare ai quattro venti i soliti “luoghi comuni” della propaganda borghese, secondo cui la classe operaia non esiste più, non è stato così!! Gli operai solo per il fatto di ribellarsi hanno già vinto, almeno in coscienza e dignità, solo per il fatto di resistere dimostrano di esistere. In realtà avevano paura che il fuoco acceso alla Terim potesse allargarsi e sollevare una ribellione operaia di ben più vaste proporzioni. Ma non è detto che ciò non accada. Questo è il pericolo che abbiamo rappresentato, questo è ciò che abbiamo fatto!
Anche su questa vicenda di lotta concreta reale, sul campo, i “soloni” del comunismo, i teorici da scrivania, per la maggior parte estranei alla condizione operaia, e ignoranti delle varie dinamiche e variabili che possono susseguirsi nel corso di una lotta, capaci solo di pontificare dalla comoda poltrona del salotto, avranno certamente osservazioni e critiche da rivolgere…sempre ”col senno di poi”, comodo e facile no? Che continuino a guardare il dito anziché la luna.
Un gruppo di operai Terim