Chi siamo?
Siamo operai, salariati di ogni settore, sottoccupati (infognati nelle cooperative, nelle interinali o semplicemente lavoratori in nero), studenti, pensionati… insomma, proletari stanchi di vedere ogni giorno peggiorare le nostre condizioni di vita e di lavoro, a causa di un sistema economico entrato in crisi in tutto il mondo. Un sistema che ci spinge ad una serie di utilissime (per i padroni) guerre tra poveri, che si scannano per le briciole (la casa, il posto…), quando queste non vengono nemmeno più ridistribuite, perché in tempi di magra i padroni vogliono prendersi tutta la torta.
Se il sistema non funziona, e crea sempre più miseria, sfruttamento, disoccupazione e guerre, forse è giunto il tempo di sbarazzarcene. Ma per poterlo fare abbiamo bisogno di cominciare almeno a difenderci, e a questo scopo partiti parlamentari, istituzioni e sindacati non servono a nulla. Questi signori sono implicati a tal punto nelle maglie del capitalismo, che non sono più in grado neanche di indorare le pillole al veleno che imprenditori sempre più rapaci continuano a propinarci… Dal “piano Marchionne” ai licenziamenti di massa, dalla precarietà all’impoverimento crescente, non si è ancora vista una seria risposta proletaria a questi attacchi, se non quando alcuni operai messi alla porta dal padrone, hanno reagito nell’unico modo possibile: lottando, senza l’aiuto del sindacato – che tutt’al più si è limitato a inseguirli a lotta iniziata, cercando di deviarli sul binario morto degli ammortizzatori sociali, mentre la lotta era e sempre più sarà per il mantenimento del posto. Infatti, ai licenziamenti e alle chiusure aziendali, per gli operai seguono inevitabilmente anni di divisioni, solitudine, reinserimento per pochi e disoccupazione per molti, povertà e indebolimento per tutti… Nei primi mesi di vita di questa assemblea abbiamo discusso soprattutto di questo: come reagire da parte operaia e proletaria al continuo ricatto padronale, dettato dalla crisi di un sistema che non ci appartiene, e di cui non vogliamo salvare niente e nessuno – tanto meno chi cerca di convincerci che sia ancora possibile concertare, mediare, trovare dei punti di incontro tra i nostri interessi e i loro profitti.
La nostra assemblea è entrata in contatto con gli operai della Verlicchi, che hanno sorpreso i “topi” del padrone mentre di notte tentavano di rubarsi le presse; a loro abbiamo fatto conoscere l’esperienza di quelli della INNSE di Milano, che dopo un anno e mezzo di lotta intransigente, hanno ottenuto la riapertura della “loro” officina… Siamo stati al fianco degli operai della Terim di Modena, che a dispetto della burocrazia sindacale, per 13 giorni hanno tenuto in piedi un picchetto per scongiurare il licenziamento di 40 operai “scomodi”… Siamo stati con gli operai della Titan, che il 1° marzo hanno allargato lo sciopero dei migranti a tutti i lavoratori dell’azienda, e ritenendolo uno sciopero di interesse operaio, lo hanno fatto di otto ore, italiani e stranieri insieme… Siamo stati nelle piazze durante gli scioperi sindacali, per affermare che gli scioperi vanno estesi e approfonditi, e che i proletari devono pretendere più salario anche in un momento di crisi come questo, perché il carovita continua e i salari, quando ancora ci sono, rimangono fermi. A Bologna, siamo stati in piazza contro gli arresti dei militanti di “Fuoriluogo” e la chiusura della loro sede, non solo perché tra loro c’è un compagno che finché era libero, stava con noi nell’assemblea e davanti ai cancelli delle fabbriche in lotta, ma perché riteniamo questi arresti un’intimidazione rivolta a tutti quelli che vogliono alzare la testa, e non solo agli anarchici.
Crediamo però che la lotta più utile e indispensabile a un cambiamento di sistema sia quella nei luoghi di lavoro, dove gli operai e i proletari devono organizzarsi indipendentemente dai sindacati, fare gruppo e decidere direttamente le forme di lotta da mettere in campo, per non essere svenduti agli interessi padronali.
Quello che vogliamo è che questi operai non siano soli a lottare, che si connettano tra loro e con i proletari in lotta di altri settori; che si connettano con gli studenti che hanno scelto il campo proletario, per fare conoscere queste lotte e prenderle ad esempio… non per creare un altro inutile sindacato, ma un unico fronte di classe.
Ci sentiamo parte di una classe mondiale che ha bisogno urgente di organizzarsi territorialmente e collegarsi, per non soccombere alla crisi di un sistema che non ci appartiene, ma continua ad avvelenarci, sfruttarci e buttarci via.
Sabato 11 giugno, ore 17, al circolo Iqbal Masih, via della Barca 24/3
ASSEMBLEA PROLETARIA per l’autorganizzazione delle lotte
Daje forte!