FINCANTIERI e il terzo principio della dinamica

La lotta degli operai della Fincantieri è esplosa ed essa dimostra, come ogni vera lotta, chi sta con il proletariato e chi con la borghesia.

Apprendiamo da un articolo della Repubblica on line (http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/05/24/news/fincantieri_tensioni_a_castellammare_gli_oeprai_occupano_il_comune-16668245/?ref=HRER1-1) alcune dichiarazioni del sindaco di Castellammare di Stabia che vogliamo riportare.

Prima dichiarazione, dopo l’azione degli operai nel comune:

Comportamenti così non li hanno gli operai veri, anche se pieni di rabbia, sono certo che c’erano infiltrati della camorra”.

Seconda dichiarazione, dopo il blocco della statale sorrentina da parte degli operai:

C’è differenza tra la difesa dei diritti e farla passare attraverso il compimento di reati. Questo non aiuta e non attira le simpatie dell’opinione pubblica”.

E’ quasi inutile ribadire come tutti, in primis i sindacati ufficiali, siano d’accordo con le parole e la logica del suddetto sindaco.

Ma ci chiediamo e vi chiediamo, sono parole e logiche adeguate a quello che sta accadendo quelle espresse nell’articolo di repubblica?

Facciamo un passo indietro.

Chiunque abbia lavorato da salariato, e soprattutto da operaio conosce bene la violenza che si annida in ogni aspetto della vita di fabbrica o sul posto di lavoro. Gerarchia, ritmi di lavoro, insicurezza (con relativi feriti, invalidi e morti a decine di migliaia), sfruttamento e usura profonda delle menti e delle membra, per citarne solo alcune, sono la naturale quotidianità di umiliazioni e sofferenze imposte ai lavoratori. Quanti morti e feriti in nome del profitto? E tutto questo viene definita illegalità? Non sia mai si chiama civiltà, modernità, progresso!

E se dalla fabbrica ci spostiamo agli aspetti più generali come salari da fame, precarizzazione estrema dei rapporti di lavoro, ghettizzazione urbanistica, criminalizzazione dei proletari immigrati ed altro ancora, la formula non cambia. Questa per la borghesia non è violenza, ma civiltà, modernità, progresso.

E se infine guardiamo alla gestione della società e scopriamo che in nome del profitto si indicono continue ed infinite guerre, si inquina progressivamente e profondamente il pianeta, si rende ogni aspetto della vita una semplice appendice del denaro e dell’accumulazione di questo, si consumano in modo totale ogni risorsa organica ed inorganica patrimonio anche delle generazioni future, non è forse anche questa violenza? Non sia mai questa è civiltà è modernità è progresso!

E chi siamo noi per mettere in discussione questo?

Dunque quando gli operi subiscono tutto questo in silenzio sono simpatici ed onesti, quando reagiscono diventano immediatamente antipatici e camorristi. Come, quando i popoli del Maghreb si rivoltano contro i loro potenti, essi sono democraticissimi, quando invece siamo noi a rivoltarci contro i nostri di potenti siamo dei criminali? E dov’è la logica in questo ragionamento.

Che ci piaccia o no, che vi piaccia o no, una semplicissima regola di fisica, che viene definita terzo principio della dinamica, afferma che ad ogni azione prodotta su un corpo A corrisponde sempre una reazione su un altro corpo B uguale e contraria. E se A e B si chiamano proletariato e borghesia, la formuletta elementare non cambia.

Cosa dovrebbero dunque fare 2551 operai e operaie che a detta della Fincantieri, dovrebbero rimanere a casa, in una situazione come quella attuale in cui nessuna altra possibilità lavorativa esiste per queste persone?

Ognuno la può pensare come vuole ma il dato di fatto è che la protesta ha già ottenuto un primo risultato: l’apertura immediata di un tavolo di trattative.

Ci dicano loro, ci dica il sindaco di Castellammare di Stabbia, i sindacati e l’intera borghesia cosa dobbiamo fare.

Mentre noi perdiamo il posto di lavoro e veniamo ridotti alla precarietà e alla povertà, malgrado anni ed anni di duro lavoro, enormi fette della borghesia si arricchisce e dimostra tutta la propria decadenza, ogni giorno.

Ed allora di che cosa ci si stupisce se alla violenza quotidiana del sistema si reagisce con violenza uguale e contraria?

Perché alla borghesia è concesso l’uso della violenza per garantire i propri profitti e la propria agiatezza e questa stessa possibilità non viene concessa quando sono gli operai a lottare per cercare di reagire alla possibilità concreta di cadere nella più nera miseria?

Dimenticavamo di sottolineare che queste domande non sono rivolte ai padroni ed ai loro lacché ma sono rivolte agli operai a tutti gli operai…

 

ontanorosso

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