Riceviamo e pubblichiamo un comunicato pervenutoci dai compagni del Commitato Antirazzista di Milano
Martedì 24 maggio ore 5,30: una quindicina di operai e altrettanti
militanti del coordinamento di sostengo alla lotta delle cooperative
si ritrovano a Cortemaggiore (PC), presso la Ceva Logistica, per dare
inizio all’ennesimo sciopero con cui, da ormai tre anni, gli operai
stanno cercando di fronteggiare il regime schiavistico imposto dalla
grande distribuzione attraverso il meccanismo della somministrazione
di lavoro garantito dal sistema cooperativistico.
Questa ulteriore puntata ha un significato particolare: è il prodotto
della vittoria ottenuta a Brembio un anno e mezzo fa nei confronti
della FIEGE Borruso essendo stati alcuni degli operai protagonisti di
quella battaglia a fornire il contatto.
Il presidio, fortemente voluto dagli operai, si trasforma
immediatamente in un picchetto che blocca le merci in entrata e
convince la maggioranza degli operai ad aderire alla lotta; sul
tappeto, come al solito, rivendicazioni economiche basilari, legate
alla truffa perpetuata tramite un sistema di pagamento che erode in
maniera sistematica il loro salario (azzeramento scatti di anzianità,
straordinari (sotto)pagati in nero, mancati passaggi di livello,
negazione dell’indennizzo mensa) in misura di oltre 250 euro mensili.
Ma anche in questo caso, la molla che scatena la voglia di
protagonismo degli operai, va al di là delle questioni economiche e
coinvolge in maniera diretta la sete di dignità dei lavoratori, per il
99% immigrati. Da aggiungere, a mo’ di premessa, che gli operai
dipendono, attraverso la cooperativa Asso srl, dal Consorzio CAL, lo
stesso che impiega la sua manodopera presso la Bennet di Origgio e
Turate.
La cronaca della mattinata rispecchia quanto già visto in altre
occasioni: l’effetto sorpresa la fa da padrone, i camion cominciano ad
ammucchiarsi all’ingresso dei cancelli picchettati, i caporali vanno
in affanno, i potenziali crumiri per lo più non osano affrontare il
picchetto, la produzione si blocca, il danno si accumula. Dopo un paio
d’ore si contano tre macchine e un cellulare dei carabinieri che, in
maniera piuttosto blanda, cercano di dissuadere gli operai dal
continuare il picchetto intimando loro di lasciar passare i camion ma
poi, di fronte al rifiuto di arretrare….entrano in azienda a far
finta di cercare lavoratori in nero regolarmente utilizzati dalla
cooperativa per far fronte ai picchi di lavoro di fine mese. Infine
giunge sul luogo il responsabile della CAL (tal Chiari, già conosciuto
ad Origgio tre anni fa) che si dichiara disponibile ad accogliere le
richieste degli operai fissando quindi un incontro definitorio per
giovedì-venerdì di questa settimana, senza rinunciare a segnalare le
condizioni di difficoltà in cui versa il consorzio in relazione alla
dichiarata volontà di Ceva di mollare l’impianto e trasferire la
produzione altrove…causa crisi.
Non è dato sapere allo stato attuale come si “concluderà” la
questione, ed è lecito pensare che la “trattativa” di oggi contenga un
elemento di temporeggiamento finalizzato a garantire la ripresa
dell’attività giornaliera (in ogni caso compromessa dallo sciopero). E
tutto sommato non è nemmeno qui la questione fondamentale. Ciò che più
conta è che, ancora una volta, si è espressa una precisa e determinata
volontà di lotta da parte di una porzione di classe operaia i cui
collegamenti sociali sul territorio sono forieri di ulteriori
evoluzioni decisive per il futuro che tutti ci riguarda e che
tracciano una prospettiva della massima importanza per le sorti
dell’insieme dei lavoratori.
Seguiranno nei prossimi giorni comunicazioni dettagliate sull’esito
sindacale della vertenza e, molto più probabilmente, sugli ulteriori
appuntamenti di lotta che si renderanno necessari per piegare
l’arroganza padronale e proseguire un percorso di costruzione che non
accenna ad arrestarsi.