Sciopero generale: i volantini a Bologna – 1/3

… che avranno poi da ridere?

 

E anche l’ennesima farsa è passata. Lo sciopero generale della CGIL del 06/05/2011 è oramai storia.

Cosa ci ha lasciato? Quale concreto contributo ha fornito per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari italiani? Nulla, Nessuno! Come nulla era la piattaforma sulla quale il maggiore sindacato italiano ha chiamato i lavoratori nelle strade (detto questo non sosteniamo certo che non esistano motivi reali e drammatici per indire e praticare scioperi tutti i giorni). Ma procediamo con ordine.

 

Abbiamo raccolto i volantini che sono stati distribuiti durante il corteo e crediamo che una loro lettura possa fornire una fotografia sufficientemente precisa delle posizioni che in piazza si sono confrontate e dunque, una fotografia sufficientemente precisa della salute di quell’area che si richiama continuamente alla tradizioni politiche e di lotta della classe operaia.

Non ce ne voglia nessuno; naturalmente ognuno è legittimato a pensare, scrivere e praticare qualsivoglia posizione e sfumatura politica, ma una volta che tale posizione è messa per iscritto e pubblicata in piazza, è legittimo, per chiunque, criticare o appoggiare le suddette posizioni. Per noi riflettere su tali contenuti serve a rimarcare affinità e distanze con le forze della sinistra e così facendo aumentare la consapevolezza sulla correttezza delle nostre ragioni.

 

 

Il primato della nostra attenzione non può che soffermarsi, per ovvi motivi, sulla piattaforma della CGIL apparsa nel volantino ufficiale di proclamazione dello sciopero generale.

Bisogna sforzarsi per non utilizzare un franco e colorito linguaggio diretto e mandarli letteralmente… a quel paese.

La CGIL, infatti, non solo indice lo sciopero con modalità del tutto orientate a depotenziarne, fin dall’inizio, la portata e l’impatto nello scontro di classe, proclamando lo sciopero mesi prima e polverizzandolo in una miriade di inutili manifestazioni cittadine, ma quando si leggono i motivi sui quali si è sacrificato il compenso di una intera giornata lavorativa, si scopre che questa porzione del salario si è volatilizzata sulla base di vuote parole e obiettivi del tutto inadeguati se commisurati alla reale situazione di scacco che la classe proletaria, ed i lavoratori salariati in genere, attraversano da almeno 20 anni.

Il salario è sotto attacco e latita ai minimi storici da molti anni malgrado i profitti sono andati, nel frattempo, aumentando progressivamente almeno fino al 2007? Ebbene la CGIL non rivendica più aumenti di salario, non lavora per costruire un fronte di lotta compatto e potente per perseguire aumenti generalizzati degli stipendi: assolutamente no! Troppo arcaica come rivendicazione per gente moderna come la dirigenza CGIL, oggi è più trendy e al passo coi tempi rivendicare un nazionalissimo e democraticissimo abbassamento delle tasse. Non contenti, continuano spiegandoci esattamente a cosa approderebbe questo grandioso piano: attraverso la lotta all’evasione fiscale (il vero escamotage delle supreme intelighenzie sindacali) si potrebbe recuperare a favore dei “contribuenti onesti” (dizione dall’alto contenuto di classe) la fantasmagorica cifra di 100 euro al mese.

Tutti i proletari ben comprendono che se al fine di una siffatta lotta cruenta per l’abbassamento delle tasse si approdasse ad una vittoria, questa rappresenterebbe una sicura svolta nelle proprie quotidiane fatiche per tirare la fine del mese con gli stipendi da fame che tutti loro percepiscono. Insomma parliamo pur sempre di 100 euro, mica di pizza e fichi.

E non finisce qui.

La piattaforma della GCIL si scaglia, poi, contro il precariato e le tante forme di “lavoro sottopagato” (le virgoletta sono della CGIL) e non tutelato. Oibò non possiamo che essere d’accordo con simili intenti e parole d’ordine, ma ci permettano i gciellini di porci e porre a tutti i seguenti quesiti: chi in questi anni ha collaborato, contribuito ed accettato tutta l’evoluzione della legislazione italiana sul lavoro, che ha definito, normato e soprattutto sancito il lavoro precario? Dove era la CGIL quando queste norme venivano discusse ed approvate? Quante ore di sciopero ha indetto la CGIL, in questi anni, per contrastare l’introduzione e poi l’applicazione delle norme sul precariato?

 

Infine, altre vuote parole, che dovrebbero rappresentare punti rivendicativi vengono grasssettate qua e la nel resto del volantino: sistema universali di ammortizzatori, investimenti sulla solita scuola, la solita università, la solita ricerca e soprattutto la solita cultura.

Come se poi questa scuola, non fosse il luogo prediletto dove fin dall’infanzia si diffonde e si inculca ampiamente l’ideologia borghese ai giovani proletari; come se questa università e questa ricerca non fossero prone e sempre tese al soddisfacimento delle necessità del profitto capitalistico, in forma privata o pubblica; come se questa cultura, o presunta tale, non fosse, per lo più, un immensa cloaca di banalità e abbrutimento atta solo a fondere e narcotizzare cervelli proletari, sviandoli continuamente dai propri scopi e obiettivi di classe.

 

Immancabilmente però, come in un thriller che si rispetti, il casus belli non poteva che emergere, ovvero l’autentico motivo per cui si sono chiamati i lavoratori a questa carnevalata – ed esso recita: “Che sulle piattaforme e sui rinnovi contrattuali i lavoratori siano sempre chiamati ad esprimersi perché la pratica degli accordi separati è sbagliata ed indebolisce i lavoratori”.

Ebbene ormai fuori dall’ironia e dal sarcasmo diciamo a questi signori che chi indebolisce la classe operaia sono proprio loro. Loro che chiamano i lavoratori a scioperare solo allo scopo di utilizzarli come elemento di pressione nei confronti dello stato nazionale e delle altre sigle sindacali gialle come CISL, UIL. La rivendicazione che chiude il volantino altro non significa: “non potete estrometterci dalla stanza dei bottoni e d’altronde noi non lo vogliamo… noi siamo con voi”.

Qualsiasi lavoratore che si è trovato a difendere il proprio posto, o a rivendicare qualsiasi miglioramento delle condizioni di lavoro, conosce bene l’assenza e l’attività di contenimento svolto dai sindacati e primariamente dalla CGIL. Qualsiasi lavoratore che insieme ai propri compagni ha condotto una lotta reale davanti hai cancelli della propria fabbrica conosce bene il ruolo di infiltrati della classe avversa e delle sue compatibilità, svolto da ogni democraticissimo delegato CGIL. Qualsiasi lavoratore che ha dovuto subire una forma di repressione violenta sa bene che davanti alle forze dell’ordine egli trovava abbracciato a se i suoi compagni di lavoro ed i suoi fratelli di classe, non certo i democraticissimi delegati della CGIL che il più delle volte si trovano oltre la muraglia degli scudi blu, grigi e neri.

La CGIL, questa elefantiaca e costosissima organizzazione oramai emanazione dello stato borghese, mascherata da organizzazione dei lavoratori, formata per lo più da meschini e feroci burocrati, interessati a difendere solo la loro rendita e il loro posto di lavoro (quanti delegati conoscete che dopo un tot di anni sono tornati in produzione?) abbia la compiacenza e la decenza di finire di mistificare la realtà del suo ruolo e se non è in grado o non intende svolgere il compito per cui più di cento anni fa è stata fondata dal movimento proletario si faccia pure da parte.

Sappiamo che questa decenza non l’avrà mai!

 

ontanorosso

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