Comunicato operai New Holland sullo sciopero generale del 06/05/2011

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato degli operai New Holland di Modena

 

Lo Sciopero generale promossso dalla Cgil alla Fiat trattori modena (circa 900 operai) ha avuto un 70% di adesione in saldatura, un 50% al montaggio, e un 40% al reparto macchine utensili, manutenzione, magazzino. Dei 9 delegati in fabbrica, 6 sono al montaggio (2 sono al collaudo del montaggio) 1 fiom, 1 si-cobas, 2 uilm 2 fismic, 2 sono al reparto utensili (1 fiom e 1 fim), zero in saldatura, e 1 è un impiegato.

La presenza in piazza di alcuni operai new-holland è stato a fianco dello striscione degli operai della Terim, giusto per rimarcare il nostro sostegno e la nostra vicinanza ai protagonisti di una lotta importante contro i licenziamenti politici con 13 giorni di scioperi e blocchi ad oltranza davanti alla loro fabbrica. Una dura battaglia che ha conseguito il raggiungimento degli obiettivi fissati dagli operai; il ritiro da parte del padrone della terim delle procedure di mobilità coatta. Sfortunatamente i 2 delegati Fiom non erano presenti alla manifestazione che aveva il proprio concentramento davanti alla Maserati, un altra fabbrica del gruppo Fiat sul quale si addensano nubi nere (vedere accordo alla bertone di Torino). Poi però si passa la voce che gli operai Fiat non vanno molto per le piazze quando scioperano. Fino a qui i dati, se vogliamo andare piu’ in profondità, onestamente và detto che l’adesione riflette i rapporti di forza dati nella realtà di fabbrica tra gli operai, le loro istanze, e il resto della fabbrica.

una trincea di lotta nel centro della fabbrica

Mentre nella saldatura è una tradizione scioperare in forze (a parte gli innesti di operai da altri reparti o precari) quando c’e’ uno sciopero e nessuno si stupisce, da altre parti non è così automatico. Infatti in saldatura per anni e tutt’ora un nucleo operaio ha sempre operato per la difesa complessiva della condizione operaia a partire dalle norme sulla sicurezza, senza far mai riferimento ad una sigla sindacale piuttosto che un altra pur avendo diversi iscritti fiom e anche cobas, e non ci si è mai piegati ai diktat aziendali, anche quando in reparto piovevano provvedimenti disciplinari inventati perchè la si smettesse di “difendere” cocciutamente gli interessi degli operai nella produzione, negli altri reparti il fatto è piu’ “estemporaneo”, meno continuo, meno organizzato.

In saldatura per un anno e mezzo si è continuato a “spostare” operai da una parte all’altra per vedere di aumentare l’intensità produttiva, si sono fatti avere “una tantum” ad alcuni e a dare “multe” ad un operaio saldatore e il risultato è stato che la resistenza operaia ha tenuto botta mentre nel reparto l’azienda ha dovuto fare lavori strutturali di sistemazione in diverse postazioni di lavoro.. In reparto abbiamo visto a fronte delle nostre proteste il posizionamento di paranchi per alleviare un po’ la fatica del sollevamento di pezzi metallici del peso di diversi chili. Abbiamo visto la ri-pavimentazione per centinaia di metri quadrati del pavimento ormai frusto, con buche pericolose. la sostituzione con nuovi motori di tutti e 2 i “propulsori” per l’ aspirazione nel reparto, e la messa in opera di diversi termo-convettori (aria calda e fredda) per la ventilazione, obbligatoria (a norma di legge 81/08, che pero’ la Fiat non aveva rispettato) per tutti i saldatori.

Una Lunga lotta che ha visto anche la presenza (chiamati in causa dagli operai) degli ispettori usl che hanno prescritto nel maggio 2010, questi lavori che insistentemente da tempo richiedevano i saldatori.

Ricordiamo inoltre agli “smemorati” che il saldatore “multato” aveva dato a suo tempo in occasione del rinnovo delle Rsu (un anno e mezzo fà) la sua disponibilità per fare il delegato in saldatura, ma “sdegnosamente” la segreteria Fiom Modena ha rifiutato la sua candidatura senza neanche dare una motivazione, no secco. Dunque la lista Fiom in fabbrica aveva solo 3 nominativi, negli ultimi giorni prima delle elezioni si è aggiunto un altro operaio del reparto utensili (che fà il turno sfalsato a scorrimento con il seguente giro una settimana notte-1° turno e 2° turno) ed è stato eletto grazie al consenso dal suo reparto di appartenenza, dunque sono arrivati a 2.

Alla Fiat modena rimane sempre mezza fabbrica senza rappresentanza alcuna, e questo da anni, sarà un caso?.
Cio’ che si raccoglie dalle lotte è sempre il frutto del lavoro coerente in difesa degli interessi unici degli operai!!!

Un Gruppo di operai Fiat new-holland
Modena 9 maggio 2011

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Sciopero generale: i volantini a Bologna – 1/3

… che avranno poi da ridere?

 

E anche l’ennesima farsa è passata. Lo sciopero generale della CGIL del 06/05/2011 è oramai storia.

Cosa ci ha lasciato? Quale concreto contributo ha fornito per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari italiani? Nulla, Nessuno! Come nulla era la piattaforma sulla quale il maggiore sindacato italiano ha chiamato i lavoratori nelle strade (detto questo non sosteniamo certo che non esistano motivi reali e drammatici per indire e praticare scioperi tutti i giorni). Ma procediamo con ordine.

 

Abbiamo raccolto i volantini che sono stati distribuiti durante il corteo e crediamo che una loro lettura possa fornire una fotografia sufficientemente precisa delle posizioni che in piazza si sono confrontate e dunque, una fotografia sufficientemente precisa della salute di quell’area che si richiama continuamente alla tradizioni politiche e di lotta della classe operaia.

Non ce ne voglia nessuno; naturalmente ognuno è legittimato a pensare, scrivere e praticare qualsivoglia posizione e sfumatura politica, ma una volta che tale posizione è messa per iscritto e pubblicata in piazza, è legittimo, per chiunque, criticare o appoggiare le suddette posizioni. Per noi riflettere su tali contenuti serve a rimarcare affinità e distanze con le forze della sinistra e così facendo aumentare la consapevolezza sulla correttezza delle nostre ragioni.

 

 

Il primato della nostra attenzione non può che soffermarsi, per ovvi motivi, sulla piattaforma della CGIL apparsa nel volantino ufficiale di proclamazione dello sciopero generale.

Bisogna sforzarsi per non utilizzare un franco e colorito linguaggio diretto e mandarli letteralmente… a quel paese.

La CGIL, infatti, non solo indice lo sciopero con modalità del tutto orientate a depotenziarne, fin dall’inizio, la portata e l’impatto nello scontro di classe, proclamando lo sciopero mesi prima e polverizzandolo in una miriade di inutili manifestazioni cittadine, ma quando si leggono i motivi sui quali si è sacrificato il compenso di una intera giornata lavorativa, si scopre che questa porzione del salario si è volatilizzata sulla base di vuote parole e obiettivi del tutto inadeguati se commisurati alla reale situazione di scacco che la classe proletaria, ed i lavoratori salariati in genere, attraversano da almeno 20 anni.

Il salario è sotto attacco e latita ai minimi storici da molti anni malgrado i profitti sono andati, nel frattempo, aumentando progressivamente almeno fino al 2007? Ebbene la CGIL non rivendica più aumenti di salario, non lavora per costruire un fronte di lotta compatto e potente per perseguire aumenti generalizzati degli stipendi: assolutamente no! Troppo arcaica come rivendicazione per gente moderna come la dirigenza CGIL, oggi è più trendy e al passo coi tempi rivendicare un nazionalissimo e democraticissimo abbassamento delle tasse. Non contenti, continuano spiegandoci esattamente a cosa approderebbe questo grandioso piano: attraverso la lotta all’evasione fiscale (il vero escamotage delle supreme intelighenzie sindacali) si potrebbe recuperare a favore dei “contribuenti onesti” (dizione dall’alto contenuto di classe) la fantasmagorica cifra di 100 euro al mese.

Tutti i proletari ben comprendono che se al fine di una siffatta lotta cruenta per l’abbassamento delle tasse si approdasse ad una vittoria, questa rappresenterebbe una sicura svolta nelle proprie quotidiane fatiche per tirare la fine del mese con gli stipendi da fame che tutti loro percepiscono. Insomma parliamo pur sempre di 100 euro, mica di pizza e fichi.

E non finisce qui.

La piattaforma della GCIL si scaglia, poi, contro il precariato e le tante forme di “lavoro sottopagato” (le virgoletta sono della CGIL) e non tutelato. Oibò non possiamo che essere d’accordo con simili intenti e parole d’ordine, ma ci permettano i gciellini di porci e porre a tutti i seguenti quesiti: chi in questi anni ha collaborato, contribuito ed accettato tutta l’evoluzione della legislazione italiana sul lavoro, che ha definito, normato e soprattutto sancito il lavoro precario? Dove era la CGIL quando queste norme venivano discusse ed approvate? Quante ore di sciopero ha indetto la CGIL, in questi anni, per contrastare l’introduzione e poi l’applicazione delle norme sul precariato?

 

Infine, altre vuote parole, che dovrebbero rappresentare punti rivendicativi vengono grasssettate qua e la nel resto del volantino: sistema universali di ammortizzatori, investimenti sulla solita scuola, la solita università, la solita ricerca e soprattutto la solita cultura.

Come se poi questa scuola, non fosse il luogo prediletto dove fin dall’infanzia si diffonde e si inculca ampiamente l’ideologia borghese ai giovani proletari; come se questa università e questa ricerca non fossero prone e sempre tese al soddisfacimento delle necessità del profitto capitalistico, in forma privata o pubblica; come se questa cultura, o presunta tale, non fosse, per lo più, un immensa cloaca di banalità e abbrutimento atta solo a fondere e narcotizzare cervelli proletari, sviandoli continuamente dai propri scopi e obiettivi di classe.

 

Immancabilmente però, come in un thriller che si rispetti, il casus belli non poteva che emergere, ovvero l’autentico motivo per cui si sono chiamati i lavoratori a questa carnevalata – ed esso recita: “Che sulle piattaforme e sui rinnovi contrattuali i lavoratori siano sempre chiamati ad esprimersi perché la pratica degli accordi separati è sbagliata ed indebolisce i lavoratori”.

Ebbene ormai fuori dall’ironia e dal sarcasmo diciamo a questi signori che chi indebolisce la classe operaia sono proprio loro. Loro che chiamano i lavoratori a scioperare solo allo scopo di utilizzarli come elemento di pressione nei confronti dello stato nazionale e delle altre sigle sindacali gialle come CISL, UIL. La rivendicazione che chiude il volantino altro non significa: “non potete estrometterci dalla stanza dei bottoni e d’altronde noi non lo vogliamo… noi siamo con voi”.

Qualsiasi lavoratore che si è trovato a difendere il proprio posto, o a rivendicare qualsiasi miglioramento delle condizioni di lavoro, conosce bene l’assenza e l’attività di contenimento svolto dai sindacati e primariamente dalla CGIL. Qualsiasi lavoratore che insieme ai propri compagni ha condotto una lotta reale davanti hai cancelli della propria fabbrica conosce bene il ruolo di infiltrati della classe avversa e delle sue compatibilità, svolto da ogni democraticissimo delegato CGIL. Qualsiasi lavoratore che ha dovuto subire una forma di repressione violenta sa bene che davanti alle forze dell’ordine egli trovava abbracciato a se i suoi compagni di lavoro ed i suoi fratelli di classe, non certo i democraticissimi delegati della CGIL che il più delle volte si trovano oltre la muraglia degli scudi blu, grigi e neri.

La CGIL, questa elefantiaca e costosissima organizzazione oramai emanazione dello stato borghese, mascherata da organizzazione dei lavoratori, formata per lo più da meschini e feroci burocrati, interessati a difendere solo la loro rendita e il loro posto di lavoro (quanti delegati conoscete che dopo un tot di anni sono tornati in produzione?) abbia la compiacenza e la decenza di finire di mistificare la realtà del suo ruolo e se non è in grado o non intende svolgere il compito per cui più di cento anni fa è stata fondata dal movimento proletario si faccia pure da parte.

Sappiamo che questa decenza non l’avrà mai!

 

ontanorosso

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Come indire uno sciopero, fare in modo che fallisca … e dare la colpa ai lavoratori.

Pubblichiamo di seguito il volantino distribuito dall’Assemblea Proletaria di Bologna in occasione dello sciopero generale del 06/05/2011

 

Siamo stati chiamati a uno Sciopero Generale di 4/8 ore su parole d’ordine e obiettivi che meritano unicamente di essere seriamente additati con disprezzo, trattandosi di chiacchiere, lacci e museruole per la classe lavoratrice.

Per le organizzazioni sindacali di Stato, corporative nei metodi e negli obiettivi, Cgil, Cisl, Uil, non abbiamo nulla da rivendicare, per loro noi lavoratori e lavoratrici non abbiamo bisogno di aumenti salariali, di diminuzione dell’orario di lavoro, non abbiamo da difendere le nostre condizioni di vita e di sicurezza, non abbiamo da respingere i licenziamenti, che devastano la nostra esistenza, non dobbiamo respingere l’aumento dei ritmi di lavoro, degli straordinari, non dobbiamo attaccare a viso aperto ogni forma di precariato, di sottoccupazione, di sfruttamento …non dobbiamo lottare. Vogliono impedirci di lottare, di batterci in una società costituita da branchi di lupi!!!

Democrazia, Fisco equo, Diritti? Lottare per quella democrazia che ci fa schiavi, che ci condanna ai lavori forzati a vita, che ci offre salari di fame, mentre infuria la crisi capitalistica, che permette ad un’organizzazione sociale di parassiti (capitalisti di tutte le specie) di imporre un comando dittatoriale sulla nostra vita? Lottare per un fisco più equo? Quanto è equo lo sfruttamento capitalistico, quanto è equo il loro profitto? Noi vogliamo lottare per togliere di mezzo ogni sfruttamento ( a contratto o senza). Lottare per i diritti? Quali diritti sono rimasti ancora in piedi in quei campi di concentramento, che si chiamano fabbriche, dove migliaia di proletari non escono vivi, rimangono feriti o annientati nel fisico e nelle speranze per tutta la vita? Quali diritti sono rimasti ai pensionati, ai disoccupati, ai cassintegrati? Qual è la misura dei loro diritti?

A noi lavoratori serve, come il pane, l’indicazione e l’azione pratica di saldare tutte le situazioni di lotta e di tenerle insieme, serve di non essere dispersi, servono scioperi concreti di solidarietà. Serve la lotta, la guerriglia quotidiana come la lotta ad oltranza, serve lo sciopero senza preavviso e senza limiti di tempo. Serve un’organizzazione di lotta: solo la forza organizzata dal basso, che sia espressione della lotta e che sia indipendente dal sindacato, può farci uscire dalla miseria verso cui ci hanno condotto il nemico di classe e le attuali corporazioni sindacali piccole o grandi che siano. Occorre uscire dalla loro trappola, occorre denunciare ogni forma di delega sindacale, uscire all’aperto. E poiché battersi al loro interno è impossibile (dove è presente una milizia, altro che burocrazia!) occorre una Autorganizzazione per battersi con le migliori armi di lotta!

L’assemblea proletaria, nata a gennaio di quest’anno, è voce collettiva di fasce proletarie su cui la crisi affonda i denti. Siamo operai, precari, sottoccupati, disoccupati, cassintegrati e nostro prioritario obiettivo è raccordare, collegare, unire in un percorso comune, la grande energia di lotta dei lavoratori.

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L’ASSORDANTE SILENZIO DELLA SINISTRA MELMOSA BOLOGNESE.

Sabato 16/04/2011, si è tenuta a Bologna la manifestazione degli anarchici contro la guerra, e dopo gli arresti delle settimane precedenti, contro l’oppressione dello Stato e dei suoi organi esecutori.

Diciamo, fin da subito, che come Assemblea Proletaria siamo lontano anni luce dal pensiero e dal metodo anarchico. Da loro ci allontano in particolare la visione individualistica ed esemplare che essi rivendicano nelle loro azioni, così come rifiutiamo il generico e a-classista essere contro gli Stati, che nulla vuol dire e a nulla può arrivare, in quanto non definisce né gli attori dell’arena politica in epoca capitalista (cioè le classi: proletari e borghesi in primis), né tanto meno identifica una chiara strategia per superare tale modo di produzione al di fuori della volontà individuale. Potremmo scrive ancora pagine e pagine sulla polemica fra i comunisti e gli anarchici, ma rimandiamo il lettore alla discussione in seno alla prima internazionale fra marxisti e anarchici.

Detto questo noi sabato eravamo in piazza nel corteo organizzato dagli anarchici e se escludiamo i compagni dell’Iqbal, il collettivo delle lesbiche e gli studenti che fanno riferimento all’aula C di scienze politiche, gli anarchici sono stati completamente isolati da tutto il resto delle forze che a parole si dicono alternative a questo sistema o che perfino utilizzano l’aggettivo comunista.

La qual cosa è assolutamente scandalosa!

Queste forze che utilizzano nelle loro pratiche politiche una gamma variegata di metodi più o meno legali, che sono pronte ad appoggiare qualsiasi movimento di protesta che avvenga fuori dai patri confini, che sono pronte a vedere ed appoggiare rivoluzioni in ogni angolo della terra; tutti questi, si sono silenziosamente sfilati e non hanno dato nessun appoggio concreto, materiale, alla manifestazione.

Sono queste forze a favore dell’italica guerra?

Sono queste forze talmente legalitarie e legaliste da non sentire la cappa di piombo che sta cadendo su questa nazione, e non solo?

Si sentono queste forze di sinistra intoccabili dallo Stato e dai suoi organi repressivi a tal punto da non applicare un minimo di critica a ciò che è accaduto nelle scorse settimane?

A noi non interessa esprimerci sugli elementi in possesso della magistratura che l’hanno spinta a prendere le note misure: sia perché – ovviamente – non li conosciamo, sia perché questo compete agli avvocati, non a noi, militanti del proletariato. Ma qualcuno di questi “rivoluzionari de noi altri” ha letto ciò che i giornali hanno riportato sulla faccenda? Li ha letti con attenzione? In questi articoli non vi è nulla che possa giustificare, è nostra opinione, gli arresti con le accuse che vengono rivolte ai compagni finiti in galera.

Ed allora tutti voi, voi che vi dichiarate diversi e per una società diversa, dove siete finiti sabato? Credete realmente che a voi non toccherà subire gli stessi trattamenti?

Capiamoci, per quel che si legge sui giornali, moltissimi di voi, di noi, potrebbero essere arrestati sulla base di teoremi ben poco fondati e dal sapore del tutto politico/repressivo, in qualsiasi momento. Questo non vi fa riflettere? Non scuote nessuna vostra intima corda?

Vi era un tempo in cui lo spartiacque fra i veri comunisti ed i presunti tali era rappresentato dalla solidarietà che, anche organizzazione diverse, erano capaci di mettere in campo contro lo Stato borghese e i suoi apparati repressivi. Si può discutere anche aspramente con i compagni, perfino arrivare ad una scazzottata, ma la solidarietà per chi subisce la repressione dello Stato non può mai venir meno, pena la caduta, al di là di ciò che si pensa di se stessi, nel campo borghese e con questo l’uscita dalle forze genuinamente proletarie e rivoluzionarie. Pena l’aperto appoggio alla repressione dello stato e dei suoi organi, spesso mascherato da improbabili distingui teorici e pratici che nascondono solo l’incapacità di decidere a quale campo appartenere.

La solitudine a cui sono stati lasciati gli anarchici bolognesi non è certo una bella pagina del movimento operaio italiano.

Avremo modo di tornare sull’argomento più avanti

 

ontanorosso

 

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Venerdi 29 Aprile Assemblee in Fiat New-Holland su sciopero 6 maggio e iniziative sindacali.

Riceviamo e pubblichiamo la cronaca dell’assemblea tenutasi alla New-Holland di Modena

 

Alle 9.00 in mensa si svolge la prima assemblea di fabbrica (solo Fiom) le altre sigle sindacali si trovano in saletta sindacale (fim-uilm-fismic) con una quarantina di dipendenti al seguito, per fare che cosa visto che non partecipano allo sciopero non si sà. Alle 9.05 interviene un delegato fiom di fronte a circa 300 operai in mensa ribadisce come quello del 6 maggio è anche uno sciopero politico perchè contro il governo Berlusconi che ha svolto da sempre una politica anti-operaia.

Ore 9.10 Interviene un funzionario della fiom di Modena, che passa in rassegna tutte le misure peggiorative
che sono state fatte a danno degli operai e dei lavoratori, per piu’ di mezz’ora ci ha spiegato quanto profonda sia la frattura degli accordi separati che ha favorito il governo e la confindustria con cisl-uil come cinghia di trasmissione della politica “di consenso”tra i lavoratori. Ci ha illustrato quanto profondo sia l’attacco ai contratti, alle condizioni normative. Ci ha dato esempi di come nel commercio sia possibile ora con il nuovo accordo separato di cisl-uil lavorare anche la domenica (per 26 delle 52 in un anno), di quanto è precario il lavoro, l’ 87% di tutte le “assunzioni” in tutti i settori di lavoro è con contratti precari, conclude dicendo che per questo è fondamentale partecipare allo sciopero del 6 maggio per contrastare tutte queste politiche.

ore 9.45 Interviene per i minuti restanti (13-15 min) un operaio saldatore che esordisce così ” C’e’ un piccolo dettaglio che nella panoramica del contesto delle nostre disgrazie è assolutamente mancante, il salario operaio, da quando siamo entrati in questa crisi 3-4 anni fà non si parla piu’ di salario, è bandito. Bisogna scioperare certo, ma il vero sciopero generale qui a Modena l’ hanno (ve l’hanno fatto) fatto gli operai della Terim di baggiovara che ad oltranza sono andati avanti contro tutto e tutti per 13 giorni fino al raggiungimento degli obiettivi (la fine dei 45 licenziamenti preventivati dal padrone).

Questa Lotta piena di insegnamenti per noi operai ha messo in subbuglio padroni e burocrati (facendoli venire allo scoperto) dimostrando a tutti che gli operai, cioè la minoranza (seppur larga) al lavoro produttivo mantengono in piedi tutto il, baraccone nelle fabbriche e nella società, e che per l’ennesima volta tutti quei “lavoratori” addetti alle  mansioni intermedie (tecnici, impiegati, fino ai quadri) hanno preferito sentire la musica del padrone e si sono schierati con esso, andando addirittura a piangere alla questura e alla prefettura perchè il nucleo operaio della terim bloccava tutto a Baggiovara e aveva messo in ginocchio la produzione anche nello stabilimento di Rubiera.
Altro dato; il sindacato, così presente a Modena come struttura (tutte le sigle a cominciare dalla cgil) è stato a guardare (per usare un eufemismo), la lotta si è conclusa positivamente, hanno fatto tutto da soli, e con l’aiuto diretto di operai di altre fabbriche, non dimentichiamo queste lezioni.

Dunque ho parlato della terim per introdurre il problema dei problemi in fiat; il salario mancante a partire dal premio annuale che anche quest’ anno non vogliono dare agli operai a fronte di impiegati e quadri che hanno ricevuto a marzo dai 4000 ai 20000 euro, una cifra enorme, aumentando di molto questi bonus, e con la scusa del “salario di produttività” inventato da Sacconi che metteranno sicuramente a bilancio aziendale della Cnh (case new-holland cioè la Fiat trattori).

Dunque Come iniziare una Lotta interna su questo, dopo lo sciopero generale che và fatto proprio come segnale che sulle condizioni normative generali non si cede nulla di quello già dato (è proprio di questi giorni una sentenza a Modena che in 7 fabbriche compresa la new-holland si applica ancora il contratto del 2008 e non quello separato, clandestino di fim-uilm-fismic con Marchionne-Marcegaglia-Sacconi registi che nessuno vuole)?

Alla Terim sono dovuti andare con la “scimitarra” si trattava di difendersi dai licenziamenti politici mascherati con la scusa della crisi, qui in Fiat (visto che è nella nostra tradizione) potremmo andare di “fioretto”, ossia 2 ore di scioperi interni al giorno a partire dalla prossima settimana con richiesta unica che sono dovuti agli operai in forza in fabbrica (circa 900) in bonus annuale ppg e la cifra è 2000 euro per tutti, non si tratta i primi giorni e si lascia il venerdi’ per “sentire” se la Fiat cede o si continua con 2 ore al giorno…Questo interessa agli operai qui presenti altrimenti ci saranno sempre crumiri e straordinari da fare, visto che abbiamo il salario piu’ miserevole di tutto il mondo industrializzato e lavoriamo in una multinazionale florida (CNH) che, e vi do’ un po’ di dati anch’io, ha avuto quest’anno un utile di 770 milioni di euro, che, ha messo giusto ieri, 100 milioni “cash” per riaprire uno stabilimento ulteriore e cordoba-Argentina, ha aperto pochi mesi fà uno stabilimento nuovo di pacca in Brasile di trattori che “ospiterà” (con la frusta) ben 6000 operai a pieno ritmo, e ha uno stabilimento in costruzione in Russia che “utilizzerà” 2000 operai a regime.

Inoltre non parliamo della rete di favoritismi scoperta qui a Modena con ingegneri coinvolti con operai nello scambio, che ce ne viene una gamba e non bastano i minuti…

Percio’ già da venerdi’ prossimo troviamo le forme migliori di lotta per questo e lo dico anche ai delegati in platea (c’e’ anche il delegato cobas), l’appoggio operaio sarà di massa perchè sulla fonte della nostra sussistenza (il salario) è troppo tempo che non si fà nulla di serio. I padroni fannno grandi profitti in piena crisi, e la contradizzione è solo apparente, in questo momento come vediamo preferiscono “sputtanarli” a bombardare terre straniere con profughi al seguito (forse che poi vengono a bussare qui perchè costano meno?)…Diamoci una mossa e organizziamoci…
la riunione si conclude e gli operai scendono dalla mensa a capannelli rumorosi…

A Cura di Operai Fiat new-holland
29-4-2011. Modena.

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La lotta alla Terim è finita

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato degli operai della Terim di Baggiovara

 

Gli operai della Terim ancora una volta sono stati protagonisti, nella pratica, di una lotta accanita contro i tentativi del padrone di espellere dietro false motivazioni di carattere economico, dopo tre anni di cassa integrazione a zero ore, 40 operai, (guarda caso) tra i più attivi a livello politico\sindacale e quelli con ridotte capacità lavorative, acquisite nel corso degli anni all’interno della galera industriale di patron Montorsi.

Nella serata di mercoledì 20 aprile le organizzazioni sindacali hanno firmato l’accordo che mette fine alla lotta degli operai Terim. Certamente un accordo pieno di compromessi, che indubbiamente risolvono solo per un dato periodo i problemi inerenti alla conservazione del posto di lavoro. Intanto i chiacchieroni, i sapientoni, gli esperti delle lotte (degli altri), chi vede o vuole vedere solo”il bicchiere mezzo vuoto”, deve registrare e prendere atto che : decade ogni licenziamento coatto, la mobilità è assolutamente volontaria e incentivata e se il piano industriale sarà portato a compimento ci saranno le condizioni effettive per il reintegro al lavoro di chi non intende avvalersi della suddetta mobilità. Questo non è finto ottimismo ma lo stato delle cose ad oggi, questi sono gli accordi. Alla Terim di Modena, sono stati imposti dalla forza degli operai. La serrata aziendale  imposta dai picchetti ha colpito duramente il padrone, che pur resistendo con tutti i mezzi, alla fine ha dovuto cedere. E’ vero…, gli operai non conquistano tutto, ma la cosa importante è come lo hanno conquistato: con una lotta determinata e decisa ,ad oltranza per 12 giorni!! Il blocco totale delle attività produttive, amministrative e di magazzino dello stabilimento principale di Modena, giorno e notte, ha determinato la chiusura con messa in libertà del personale, dell’altro stabilimento di Rubiera, per un totale di quasi 400 dipendenti inattivi, di cui una parte non certo maggioritaria numericamente, si è schierata in modo attivo dalla parte del padrone. E’ bene ricordare che questa parte attiva, composta essenzialmente da quadri,  impiegati e capetti,nei giorni scorsi dopo vani tentativi maldestri di sfondare i picchetti, è andata prima in questura per denunciare gli operai del picchetto, dopo in prefettura per richiedere lo sgombero di questo “sparuto gruppo di facinorosi che impediva alla stragrande maggioranza di lavorare”. Il “trionfo” della democrazia borghese!!Ma neanche questo è riuscito a piegarci, neanche il mancato pagamento del salario di marzo con conseguente fame a tutti i livelli, neanche le assemblee di propaganda contro “quei 40”, tenute dal padrone nei due stabilimenti, mentre i suoi rappresentanti, nello stesso istante erano in Confindustria a trattare con  l’RSU e la burocrazia sindacale. Questo è un vero “tributo” ai “comportamenti antisindacali”, se tanto mi da tanto…da oggi l’RSU avrà diritto di invadere il Consiglio di Amministrazione aziendale, per esprimere il proprio parere. Ed infine neanche la squallida (dis)informazione dei media locali che inizialmente hanno tenuto all’oscuro la vicenda , dopo con il rilascio di informazioni annacquate e buoniste, hanno tentato di far apparire la maggioranza dei dipendenti, in ostaggio di un “gruppetto ostinato e ribelle che non vuole sentire ragioni”, ” sostenuto e alimentato dai “centri sociali”. Solo onore ai centri sociali, a tutti i compagni, a  tutte le realtà “antagoniste” politico\sindacali, locali e non, alla stragrande maggioranza di delegati aziendali, operai e lavoratori comuni, che si sono spesi con la loro presenza anche in termini economici, a sostegno di questa lotta!!!. Ci sono voluti 12 giorni per fare abbassare la cresta al padrone. Alla fine lo stesso si è giocato l’unica carta possibile per mettere fine al danno economico e politico che stava subendo: la burocrazia Fiom. Fin dall’inizio, con grandi mal di pancia, è stata costretta a schierarsi dalla reazione determinata degli operai, fino alla fine ha provato non solo a smobilitare, ma anche ad isolare la forza operaia sul campo. Un esempio reale , oggettivo, su tutti : durante l’ultimo direttivo Fiom, nel pieno della lotta, la dirigenza “capeggiata” dal segretario provinciale Giordano Fiorani, ha rifiutato e bocciato un ordine del giorno che proponeva almeno un’ora di sciopero a livello provinciale a sostegno della vertenza Terim. Fiorani come Landini :  <eventualmente, nella peggiore delle ipotesi faremo  ricorso legale> dicono loro, di estendere la lotta manco a parlarne.  Troppo pericoloso per lui e quelli come lui approvare iniziative di lotta che rischiano di escluderli dall’agognato “tavolo delle trattative”, il banchetto padronale dove schiavisti e mediatori di manodopera dell’era moderna, si scambiano a vicenda privilegi, favori, riconoscenza e legittimazione reciproca in virtù del mantenimento dello stato di cose : lo sfruttamento di classe. Ma comunque nonostante il boicottaggio anche da soli un bel danno lo abbiamo fatto. Alla fine anche patron Montorsi ha capito che non poteva fare a meno della “recalcitrante” Fiom. La Fiom stessa che pochi giorni prima era stata lasciata al tavolo da sola, dopo l’abbandono della trattativa da parte dell’azienda, ora necessariamente diventa l’interlocutore essenziale e necessario perché essa e solo essa è in grado di manipolare la forza degli operai ormai diventata potente e incontenibile. Per arrivare a questo scontro sono serviti tre anni di dispersione  tra colleghi, rinunce economiche, esclusione sociale, e in ultimo la procedura di mobilità coatta. Per smobilitare una lotta simile,con queste profonde ragioni, ci volevano i dirigenti Fiom, visto che Fim e Uilm contano come il due di picche. Cedere a tutte le richieste degli operai sarebbe disonorevole per Montorsi e Confindustria, sarebbe un esempio, un pericoloso esempio per altre migliaia di operai e lavoratori della provincia e non,con gli ammortizzatori sociali agli sgoccioli. Sarebbe la fine di un’epoca fatta di accordi a perdere, si aprirebbe la strada a nuove lotte, coraggiose e capaci di resistere alle scelte dei padroni. Montorsi avrà pensato <faccio vincere la Fiom ma tolgo agli operai la possibilità di cantare vittoria>.Ma questa operazione gli costerà, se non cede alle richieste principali, la lotta continua senza tregua, si tornerebbe daccapo, ma con un problema in più, non potrà più utilizzare la burocrazia Fiom per tenere a bada gli operai. Naturalmente anche la burocrazia è cosciente del fatto che qui si gioca una fetta di credibilità comunque già minata da tempo,non può ignorare o peggio raggirare una lotta cosi radicale. Certo l’accordo raggiunto poteva essere più favorevole, ma sappiamo bene che chi oggi tratta per conto degli operai è più predisposto ad ascoltare i problemi del padrone, piuttosto che usare fino in fondo la forza messa in campo. Alla grande mobilitazione operaia non è corrisposta un organizzazione adeguata. Le stesse RSU (a parte un paio di componenti) sono state incapaci di esprimere le vere posizioni degli operai in lotta, sono schierate sempre su posizioni “morbide” e concertative, contrastano e condannano le posizioni dei più combattivi nelle assemblee, con il silenzio\assenso hanno avvallato in passato la repressione aziendale nei confronti degli stessi compagni di organizzazione. A parte questi pessimi elementi,c’è la sinistra Fiom che pur avendo strumenti di critica maggiori, pur essendo costantemente presente nella lotta, e fornendo un supporto logistico non indifferente, non è riuscita a contrastare gli arretramenti della propria organizzazione, pur essendone interni anche con incarichi di rilievo,ma in minoranza. L’accordo raggiunto ci è costato tanti sacrifici economici e personali, e a parte tutte le “realtà” che hanno portato la loro solidarietà, abbiamo dovuto lottare come si può vedere anche contro tanti altri “nemici”, sindacalisti venduti e in malafede assoluta, istituzioni, giornali e televisioni. Tutti questi adesso salutano con orgoglio ed entusiasmo il raggiungimento dell’accordo. Ipocriti !! Avrebbero preferito in realtà vederci sconfitti e umiliati, magari per starnazzare ai quattro venti i soliti “luoghi comuni” della propaganda borghese, secondo cui la classe operaia non esiste più, non è stato così!! Gli operai solo per il fatto di ribellarsi hanno già vinto, almeno in coscienza e dignità, solo per il fatto di resistere dimostrano di esistere. In realtà avevano paura che il fuoco acceso alla Terim potesse allargarsi e sollevare una ribellione operaia di ben più vaste proporzioni. Ma non è detto che ciò non accada. Questo è il pericolo che abbiamo rappresentato, questo è ciò che abbiamo fatto!

Anche su questa vicenda di lotta concreta reale, sul campo,  i “soloni” del comunismo, i teorici da scrivania, per la maggior parte estranei alla condizione operaia,  e ignoranti delle varie dinamiche e variabili che possono susseguirsi nel corso di una lotta, capaci solo di pontificare dalla comoda  poltrona del salotto, avranno certamente osservazioni e critiche da rivolgere…sempre ”col senno di poi”, comodo e facile no? Che continuino a guardare il dito anziché la luna.

 

Un gruppo di operai Terim

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Né un uomo, né un soldo per la guerra imperialista e borghese

Pubblichiamo il volantino distribuito sabato 16/04/2011, alla manifestazione contro la Guerra svoltasi a Bologna:

 

Siamo l’Assemblea Proletaria, voce collettiva di fasce proletarie su cui la crisi affonda i denti. Siamo operai, precari, sottoccupati, disoccupati e cassaintegrati.

Nostro prioritario obiettivo è raccordare, collegare, unire, in un percorso comune, i rivoli delle molte lotte che su questo territorio si esprimono convinti che, solo sfociando in un unico fiume come affluenti rigogliosi e copiosi, questa grande energia di lotta dei lavoratori potrà non essere dispersa e risultare vincente ai fini dei propri interessi come operai e come proletari tutti: per questo cerchiamo, chiamiamo e fortemente vogliamo il confronto e l’organizzazione con tutti i lavoratori schiacciati

dalla crisi e in lotta per difendersi.

Partecipiamo a questo corteo affermando con forza il nostro no contro la guerra; ma non ci appartengono le insulse parole pacifiste. Il nostro no alla guerra ha indicazioni di classe contro la guerra imperialista

Imperialismo vuol dire accresciuta competizione internazionale, acuite guerre commerciali, controllo delle sorgenti di materie prime e delle loro vie di trasporto, esportazione di capitali che entrano inevitabilmente in conflitto, fino all’esplodere di guerre prima locali, poi, se necessitano le condizioni, mondiali. È quello che da decenni accade in Medio Oriente, Afganistan, Pakistan, ed è quello che ora accade nella zona del Maghreb. Le bombe dei litigiosi alleati (Usa, Francia, Gran Bretagna, Italia, Lega Araba) servono a garantire loro nuove aree di influenza, oltre che difendere gli interessi esistenti. Questa cruda verità non potrà essere coperta dalla solita solfa di intervento umanitario a cui tantissimi di quelli che sono contro la guerra credono, vogliono credere, o, in malafede, vogliono far credere.

Crisi e guerre hanno necessità di consenso e pacificazione sociale e l’ondata repressiva di questi giorni mostra che non sono e non saranno tollerati dissenso e antagonismi.

Denunciamo gli attacchi repressivi che mirano ad azzittire e neutralizzare le voci della critica che vengono messe in azione contro il sistema di sfruttamento. Chi denuncia, chi protesta, viene fermato, arrestato e messo in galera, gli operai che lottano contro la crisi, in difesa delle proprie condizioni di lavoro e di vita e in difesa dei propri spazi di agibilità politica e di lotta, vengono licenziati, spazi di controinformazione e di autorganizzazione vengono chiusi e sigillati….

Gesti individuali o simbolici, parate più o meno festose sono azioni sterili e inefficaci, in quanto non colpiscono i gangli del sistema capitalistico.

L’unica risposta efficace è nella lotta di classe: solo il blocco della produzione con gli scioperi e il rifiuto proletario di accettare sacrifici in nome dell’economia nazionale potranno fermare i meccanismi del conflitto: né un uomo, né un soldo per la guerra borghese e imperialista.

 

ASSEMBLEA PROLETARIA

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Continua l’assedio degli operai Terim

Da venerdi 8 aprile prosegue senza interruzione l’assedio degli operai Terim intorno alla fabbrica. Ciò a seguito della dichiarazione di di quaranta esuberi, che dietro false motivazioni di carattere economico (la crisi)..nasconde in realtà la volonta di disfarsi di quella parte di operai definiti dallo stesso padrone “facinorosi” e con “poca voglia di lavorare” Anche oggi domenica 17 aprile il picchetto continua,ancora più incazzato, anche di notte, a seguito dell’incontro svoltosi venerdì in Regione Emilia Romagna in cui non si è fatto nessun passo avanti, rispetto a quella che è la questione principale e cioè< Che fine faranno gli operai che alla fine dell’ulteriore periodo di ammortizzatori sociali non avranno voluto usufruire della mobilità volontaria e incentivata ?> Come già detto e spiegato altre volte il problema si potrebbe risolvere in un batter d’occhio, in quanto il piano industriale prevede entro quest’anno il rientro di due linee di montaggio precedentemente esternalizzate presso alcuni “terzisti”. Due linee di montaggio che potrebbero tranquillamente assorbire almeno 25 persone. L’azienda ancora una volta si è dimostrata irremovibile, sul fatto che alla “fine della fiera” il rimanente dei 40, solo di quei 40, deve andare a casa, aprendo se necessario un’altra mobilità (sarebbe la quarta dal 2007). Altrettanto vergognosa la posizione dell’assessorato alle Attività produttive, che dopo vani tentativi di ammorbidimento delle posizioni “operaie” espresse dall’unico delegato combattivo , si è schierata apertamente dalla parte del padrone, rimangiandosi alcune dichiarazioni di garanzia fatte appena precedentemente,rimandando le parti ad un ennesimo incontro, fissato per lunedì 18 aprile. E cosi il braccio di ferro continua. Da una parte operai  che non si rassegnano ad essere sbattuti in strada per effetto delle decisioni del padrone, operai che da venerdì 8 aprile tengono in scacco un intero stabilimento, provocando altresì la chiusura dell’altro di Rubiera, dove mercoledì sono state messe in liberta tutte le maestranze. Operai decisi a tenere duro  anche contro le sirene sindacali, che inutile dirlo vorrebbero gestire a modo loro questa vicenda, con metodi cosiddetti “concertativi”. Operai che si scontrano con dirigenti e impiegati, che dopo innumerevoli tentativi di sfondamento dei picchetti, pensano bene di andare in questura per denunciare i “facinorosi” che non li fanno entrare a lavorare, facendosi orgogliosamente ritrarre dalla stampa, in posa sotto la scritta “polizia” che campeggia sopra la questura. A proposito pare che adesso lunedì questi sciacalli vogliano andare a protestare dal Prefetto. Dall’altra vi è il padrone spalleggiato da Confindustria che su questa vicenda non vuole aprire “precedenti” che potrebbero rivelarsi pericolosi. Un padrone che per piegare gli operai usa qualsiasi mezzo e pretesto, non ultimo il mancato pagamento del salario di marzo. Ha deciso di prenderci per “fame”, molto più di quanto ha fatto fino ad adesso. Sembra disinteressato totalmente del fatto che la sua attività da milioni di euro sia improduttiva, mandando a puttane le commesse. Che continui pure a mostrare cinicamente i muscoli, sintomo di debolezza e disperazione? Vedremo!!! Per noi una cosa sola è chiara : continueremo l’assedio finchè non ci saranno garanzie reali ,nero su bianco, sul fatto che alla fine, chi rimarrà rientrerà a lavorare essendoci pienamente a oggi, tutte le premesse!!

 

Un gruppo di operai Terim

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Comunicato di solidarietà dell’assemblea proletaria per l’autorganizzazione delle lotte nei luoghi di lavoro e sul territorio

L’assemblea proletaria esprime la massima solidarietà ai compagni arrestati nell’ambito della “brillante” operazione di polizia che oggi,   6 aprile, ha portato anche ad una sessantina di perquisizioni in tutta Italia con accuse fumose e inconsistenti.

Si tratta di compagni da sempre impegnati nella lotta contro questo infame sistema, punti di riferimento per le mobilitazioni contro la guerra, le iniziative contro il nucleare, il supporto ai proletari colpiti dalla crisi:da gli immigrati rinchiusi nei Cie dove si tortura e stupra,agli operai delle fabbriche che chiudono e non si rassegnano alla sconfitta. E’ chiaro che si vuole colpire chi ha dimostrato di esprimere una critica radicale a questa società, nell’ambito studentesco e negli scioperi dei lavoratori, rifiutando la mediazione di chi vorrebbe i proletari rassegnati e divisi per settore,razza,età… e ha saputo indicare a chi si ribella l’anticapitalismo come prospettiva naturale.

Riteniamo particolarmente grave la chiusura di uno spazio come Fuoriluogo, circolo anarchico ma anche laboratorio di critica sociale e luogo d’incontro aperto a chi lotta contro i padroni e il loro stato.

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LA SCHIAVITU MODERNA

 

frank ficiar

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